Domenica 28 settembre Venezia apre uno scrigno speciale: il giardino di Palazzo Berlendis. Qui, tra le mura di uno dei palazzi storici della città dove viveva Salvatore Arbib, sarà possibile partecipare a un appuntamento unico. El vecchio Paron de Casa, cioè il Campanile di San Marco come lo chiamiamo con affetto, si racconta grazie all’iniziativa realizzata insieme alla Soprintendenza città metropolitana di Venezia con la disponibilità della Famiglia Bognolo. Tre visite guidate accompagneranno i partecipanti attorno a un frammento eccezionale del Campanile di San Marco, crollato il 14 luglio 1902 e oggi custodito proprio a Palazzo Berlendis.
- Quando: domenica 28 settembre, ore 15:30, 16:45 e 18:00
- Dove: Palazzo Berlendis, Dorsoduro 3441-3442, 30100 Venezia
- Iscrizione: gratuita
- Prenotazione obbligatoria: clicca qui per prenotare
Il frammento che racconta una città
Il Tocheton Arbib è il più grande pezzo superstite del Campanile di San Marco crollato nel 1902. Non è solo un blocco di mattoni, calce e pietra di diverse tonnellate, ma una memoria viva che porta con sé la forza e la fragilità della città. Quando “El Paron de Casa” si sbriciolò, l’intera comunità veneziana fu scossa. I frammenti del crollo si dispersero, ma il Tocheton Arbib è diventato simbolo di resilienza e custodia.

La Famiglia Arbib e la memoria custodita
La storia del frammento si intreccia profondamente con quella della Famiglia Arbib. Salvatore Arbib, antiquario ed esploratore di origine veneziana/ebeniana (famiglia tripolina), ebbe un ruolo chiave nella conservazione e nel trasferimento del grande pezzo del Campanile crollato nel 1902 a Palazzo Berlendis, dove tuttora è custodito. Ma non sono solo le azioni del passato a parlare: anche i discendenti — in particolare Jack Arbib, presidente del Museo d’Arte Ebraica Italiana “U. Nahon” di Gerusalemme, e suo fratello Walter — hanno manifestato un legame emotivo forte con il Tocheton. Nell’autunno del 2021, Jack con il figlio Ruben, Deborah “Debbie” Arbib e Walter Arbib sono venuti a Venezia da Israele e altrove per vedere di persona il Tocheton, accompagnati da Noemi e Giovanni Bognolo. Fu un momento carico di commozione. Vedere il resto dell’antenato che “ha messo da parte” quel frammento significa mantenere viva la memoria, non solo come ricordo storico ma come eredità identitaria. Il loro amore per il Tocheton custodito testimonia che la memoria non è qualcosa di statico, ma un filo che lega passato, generazioni presenti e quelle a venire.
Progetto El Paron de Casa
Il percorso di valorizzazione del Tocheton Arbib è stato reso possibile grazie al progetto El Paron de Casa, ideato da Vittorio Baroni con testi di Nadia De Lazzari. L’iniziativa include tanta ricerca e progettualità educativa, racconto e divulgazione, riportando al centro l’identità di Venezia e dei suoi simboli. Uno dei risultati tangibili di questo impegno è il libro “Venezia è favolosa. In viaggio verso la sostenibilità”, pubblicato da Armando Curcio Editore, con autori Vittorio Baroni e Nadia De Lazzari e le illustrazioni di Valerio Held e Maurizio Amendola. In questo volume è dedicato un intero capitolo al Tocheton Arbib — appunto il frammento più grande del Campanile di San Marco recuperato dopo crollo del 1902 — che racconta non solo la pietra ma il senso della memoria civica e del legame tra il passato della città, il presente e le generazioni future che è stato messo in relazione con l’obiettivo di Svluppo Sostenibile n. 12 dell’Agenda 2030 ONU.
Dal Tochetin di Gigeta al Tocheton Arbib
La storia del crollo del Campanile di San Marco nel 1902 non vive soltanto nei grandi frammenti custoditi come il Tocheton, ma anche nei piccoli gesti che hanno saputo fissare la memoria di quel giorno. Tra questi c’è quello della piccola Gigeta Alessandri, la bambina che al Lido ricevette il primo mattone recuperato dalle macerie e lo gettò in mare come rito simbolico, conservandone un minuscolo frammento: il suo Tochetin. Un gesto semplice, ma carico di significato, che trasformava la tragedia in ricordo intimo e personale. Accanto al Tochetin minuto e domestico, con il progetto El Paron de Casa è stato coniato il temine Tocheton associato al cognome Arbib in onore di colui che ha “recuperato e salvato” il più grande pezzo del Campanile di San Marco dopo il crollo. Se il Tochetin di Gigeta rappresenta la memoria privata, infantile e popolare, il Tocheton Arbib incarna la memoria pubblica, collettiva e monumentale. Due storie parallele che, con il progetto El Paron de Casa, si sono intrecciate ricordandoci che la memoria di Venezia vive nei piccoli e grandi gesti quotidiani delle persone.
Perché partecipare alle visite
Prendere parte a queste visite significa vivere un’esperienza unica di archeologia raccontata e partecipata. Si tratta non solo osservare un reperto storico formato da mattoni e pietre antiche come ad esempio un capitello bizantno incastonato. Significa anche ascoltare la voce di un campanile che ha attraversato secoli, un simbolo che continua a parlare di Venezia e della sua comunità. È un invito ad ascoltare la città attraverso le sue tracce, a riconoscere la forza della memoria e a farsi parte di una storia che non smette di essere attuale.
