“Go un tochetin de maton del campaniel” diceva Gigeta Alessandri, figlia del pittore Angelo Alessandri. La mascotte del progetto aveva gettato in mare, a 3 miglia dalla costa del Lido di Venezia, il primo mattone dei resti del Campanile di San Marco crollato il 14 luglio 1902.

Gigeta nel racconto di Giacomo Boni
“Era con noi una bambina veneziana, Gigeta – racconta nel 1902 l’archeologo Giacomo Boni – dolce nel viso e negli occhi come un Bellini, e teneva sulla sponda, avviluppato da frondi di lauro, un mattone sul quale avevo inciso: 14 LUGLIO 1902. Uno dei superbi lateres cocti di Aquileia, colonia-baluardo contro le invasioni barbariche; uno dei mattoni impiegati dai Veneziani nella torre-baluardo, non materiale soltanto, contro altre incursioni. Ad un mio cenno la bambina lo buttò a mare ; un tonfo, uno spruzzo; l’affondamento cominciava”.
Myriam Pilutti Namer spiega chi era Gigeta
Il papà di Gigeta, Angelo Alessandri, era nato a Venezia il 23 aprile 1854. Si formò alla Reale Accademia di Belle Arti in Venezia, dove poi insegnò ed espose alla Biennale. Discepolo di John Ruskin che gli assegnò molti incarichi per riprodurre dipinti veneziani del ‘500 come anche dalla Corte Imperiale di Mosca e da Federico III di Prussia. Altre informazioni qui.
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